L’estate è in arrivo.
Per quanto ormai la famosa frase del Trio Solenghi, Lopez, Marchesini, “non ci sono più le mezze stagioni” sia di certo confermata da studi sul clima e visibile anche ai nostri occhi, ci sono giornate che segnano il passaggio da una stagione all’altra e, forse in maniera prevalentemente simbolica, ci ricordano le tradizioni e i legami che le società precedenti alle nostre hanno avuto con la natura e le sue manifestazioni.
Il solstizio d’estate è il momento preciso in cui inizia la stagione estiva, che dura fino al successivo equinozio d’autunno. È un momento preciso, e non un giorno intero.
A differenza dei solstizi, gli equinozi corrispondono con l’inizio dell’autunno e della primavera: nei due giorni di equinozio le ore di luce e quelle di buio sono. Equinozi e solstizi sono tra gli eventi astronomici più semplici da notare sulla Terra, e probabilmente anche per questo motivo sono entrati nella tradizione di moltissime culture, dove sono utilizzati per determinare, il cambiamento delle stagioni.
Il momento in cui cade il solstizio varia di anno in anno, oscillando nell’arco di un paio di giorni a causa della diversa durata dell’anno solare rispetto a quello del calendario (per questo ogni quattro anni il nostro calendario aggiunge un anno bisestile: per recuperare la differenza). In Italia il solstizio d’estate si verifica o il 20 o il 21 giugno, quest’anno il 21, alle 6,24. E quindi saremo in estate!
In tutto il mondo si è festeggiato e si festeggia ancora il solstizio d’estate, poiché è un momento legato al sole, come divinità o come fonte di vita.
Per la cultura cristiana si è venuta a creare una sovrapposizione tra la festa al Sole, vera e propria del solstizio d’estate e la nascita di San Giovanni in una convergenza di riti indoeuropei e celtici esaltanti i poteri della luce e del fuoco, delle acque e della terra feconda di erbe, di messi e di fiori.
Inoltre, in alcune regioni italiane il 24 giugno è anche il giorno in cui le streghe si recano, in volo, verso il “Grande Noce di Benevento”; l’albero sul quale una dea lunare avrebbe sconfitto il diavolo, rimandandolo negli inferi, ed esistono tutta una serie di riti che consentono di evitare che nel loro lungo volo le streghe si fermino presso la dimora di qualcuno, riti connessi soprattutto all’uso di erbe magiche.
E nella notte di San Giovanni, in tutta Italia, le campagne e le città si riempivano di imponenti fuochi. Nei campi venivano accesi dei focolari propiziatori, per allontanare il maligno e proteggere i campi. Le fiamme erano tenute in vita fino all’alba, momento in cui si spegnevano per lasciar spazio al più importante dei fuochi: il sole.
Nel Nord Europa la festa si celebra ancora il 21 giugno e in tutte le campagne l’attesa del sorgere del sole è propiziata dai falò accesi sulle colline e sui monti, poiché da sempre, con il fuoco, si mettono in fuga le tenebre e con esse gli spiriti maligni, le streghe e i demoni vaganti nel cielo. Attorno ai fuochi si danza e si canta, e nella notte magica sembra avvengano prodigi.
A Stonehenge, il famoso sito megalitico che sorge al centro della piana di Salisbury, 130 chilometri da Londra, costruito tra il 3000 e il 1600 a.C., come tempio o forse come osservatorio astronomico, i pagani hanno celebrato il solstizio d’estate per migliaia di anni, rendendolo famoso anche per il suo legame con il sole.
Tracce di altri culti solari sono: per gli Eschimesi il Sole è la vita, contrapposta alla Luna- Morte e ritenevano che, durante la notte, il sole rotolasse sotto l’orizzonte verso nord e di qui diffondesse la pallida luce delle aurore boreali. In Indonesia il Sole si identifica con un uccello e col potere del volo; tra le popolazioni africane primitive la pioggia è il seme fecondatore del dio Amma, Il Sole, creatore della terra; per gli Inca la divinità Inti è il Sole, sovrano della terra, figlio di Viracocha, il creatore e padre della sua personificazione umana, l’imperatore. Attorno a Cuzco, capitale dell’impero, sorgono i Mojonees, torri usate come mire per stabilire i giorni degli equinozi e dei solstizi. A Machu Picchu, luogo sacro degli Inca, si può ancora vedere il Torreon, una pietra semicircolare incisa per osservazioni astronomiche e l’Intihuatana, l’orologio solare ricavato nella roccia. Per i Maya il sole è il supremo regolatore delle attività umane; per gli Indiani d’America il sole è simbolo di potenza e provvidenza divine; per gli Aztechi è assimilato ad un giovane guerriero che muore ogni sera, risorgendo al mattino, dopo aver sconfitto luna e stelle. Per nutrirlo, il popolo azteco gli sacrificava vittime umane.
Tutto il culto degli Egizi è dominato dal Sole, chiamato Horus o Kheper al mattino quando si leva; Ra quando è nel fulgore del meriggio, Atum quando tramonta. Agli Egizi risalgono le prime precise osservazioni astronomiche solari, in base alle quali i sacerdoti del faraone prevedevano le piene del Nilo e programmavano i lavori agricoli. Per i Sumeri il sole si chiamava Shamash, figlio di Sin, la luna. Non apparteneva al gruppo delle divinità più importanti in quanto il loro dio supremo era An, il cielo, mentre il capo effettivo del Pantheon è Enlil, il signore del vento e della tempesta. Risalgono ai Babilonesi i primi e più attuali studi del movimento del sole ed ancora più accurate furono le osservazioni dei Caldei.
Hopi, Natchez e Chaco, tutte tribù indiane d’America, hanno, tutt’ora nelle loro religioni tradizionali, strutture legate al solstizio d’estate, visto come elemento generatore di forza, fecondità e coraggio. In Cina nel solstizio d’estate si celebra Lì, divinità generatrice femminile e della luce, in un’intima comprensione del processo naturale luce-calore-generazione. Il rispetto per i cicli naturali è alla base della religione Wicca di cui è significativo il rituale Litha, che si svolge nella notte del 21 giugno e prevede la collocazione, al centro di un cerchio magico, di un calderone decorato con fiori e pieno d’acqua, con cui i partecipanti vanno aspersi tramite un ramo d’erica. Viene preparato un altare con una corona d’agrifoglio, volta a simboleggiare il principio femminile, ed una corona di quercia, indicante il principio maschile; fiancheggiato da due piccoli fuochi, a oriente (principio della nascita) ed occidente (principio della morte).
Qualsivoglia sia la propria spiritualità, quindi, il solstizio d’estate permette di esprimerla in molti modi e ritualità. Anche se al giorno d’oggi siamo più facilmente coinvolti e coinvolte dalle nuove tecnologie e delle manifestazioni più spettacolari, ciò non toglie che si possa trovare un minuto per sentirsi più in linea con tutto l’Universo e la sua forza primordiale, o no? 🙂